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RICORDO DI GIOVANNI



Giovanni Turcotti ci ha lasciati un anno fa e, nel ricordo della sua poliedrica personalità, ha sempre più rilievo la figura dell’educatore. Educatore dei giovani sempre giovane fra i giovani. Educatore nella scuola come insegnante e fra gli scouts come uno dei capi fondatori dello scoutismo valsesiano. Educatore in molti altri modi.

Ricordo la sua rubrica televisiva “Sui sentieri del pensare”. Una puntata su Giacomo Leopardi mi ha fatto vedere il poeta di Recanati in una luce nuova.

Giovanni è stato spesso organizzatore e relatore di cineforum nelle sale cinematografiche valsesiane e poi di lezioni, conferenze, dibattiti di vario genere. Si ricordano anche di lui le proiezioni di diapositive di montagna dai titoli significativi: “ Le orme azzurre”, “Le piramidi di Dio”, “Nordend, fine del nord”.

Già; le montagne che frequenta fin da bambino. Vuoi per un fatto naturale come capita a chi in quell’età le ammira dalle colline della bassa Valsesia e ne viene attratto per sempre. Vuoi per tradizione familiare perché Giovanni ha un nonno grande alpinista, che lo prende per mano e lo mette sui sentieri del Monte Rosa. Ed il fondale di questa tradizione evoca un’altra figura singolare. E’ la “mama granda”, la nonna del nonno che nella quiete estiva di Frasso ospita i due fratelli Gugliermina durante le vacanze scolastiche. E così il nonno Giovanni Battista e lo zio Giuseppe, allora studenti, nei giorni di bel tempo salgono di buon mattino sulle alture circostanti con nel sacco la colazione della nonna ed esplorano con gli occhi il Monte Rosa e le montagne vicine su cui compiranno grandi imprese.

Dicono che il battito d’ala di una farfalla in Giappone può scatenare una tempesta sull’Atlantico.

Senza pensare a fenomeni di simili proporzioni credo che ciò sia vero nelle vicende umane. Penso che a volte un gesto della quotidianità volto al bene possa sviluppare nel tempo fatti particolari che toccano in profondità l’animo umano e tale è il gesto semplice ed elementare della “mama granda” che mette nel sacco dei due nipoti il pane e il companatico e da’ l’avvio a storie di vette e di grandi orizzonti.

Un giorno Giovanni è in carcere a Novara. E’ stato invitato per la proiezione delle sue diapositive di montagna. L’inizio dell’incontro non è dei più incoraggianti. L’atmosfera è di diffidenza e addirittura di astiosità da parte di alcuni detenuti. Ma nel tempo, con le immagini che si succedono, cresce l’interesse e l’attenzione dei reclusi e alla fine le parole di Giovanni creano un clima di cordialità ed amicizia. Gli animi sono toccati e rasserenati dai panorami che la montagna ha aperto.

Una messa laica dove c’è ancora il pane della “mama granda” come viatico sul cammino di nuove speranze e di nuovi orizzonti.


Renzo Zaninetti


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