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Caro Giovanni, la montagna ci ha legati in un'unica cordata


Da Notizia Oggi del 28 gennaio 2008

Caro Giovanni, la montagna ci ha legati in un'unica cordata


''Grazie vecchio Giò, fin dalla mia età giovanile, fra gli amici hai avuto un posto importante nella mia vita. Ci siamo conosciuti quando a Borgosesia erano parroci prima monsignor Longodorni e poi monsignor Giovanni Battista Castelli. Due sono le strade che abbiamo percorso negli anni della nostra adolescenza e gioventù al servizio della parrocchia di Borgosesia: tu Giovanni nella via dello scoutismo, con don Luigi Franco, io nell'azione cattolica con don Riccardo Mina. Due percorsi diversi che avevano un unico obiettivo: servire, per quanto c'era possibile, la comunità parrocchiale borgosesiana. Passano gli anni, per entrambi, maturano le grandi scelte: tu Giovanni nell'impegno studentesco e universitario, io in quello del lavoro in fabbrica. Tuttavia i nostri impegni a servizio della parroccchia e la nostra amicizia sono rimasti sempre forti. Dalla nostra amicizia è nato poi l'amore per la montagna e la montagna ci ha legato in un'unica cordata. Ricordo ancora caro Giovanni la bellissima salita, attraverso tutte le punte del monte Rosa valsesiano, dalla capanna Gnifetti alla Margherita, dove tu eri il capo cordata con me e con don Gragorio Pettinaroli, attuale vicario generale della diocesi di Novara. Proprio nell'ambito della nostra attività alpinistica anch'io ho vissuto con te e la tua cara famiglia la tragedia che ha coinvolto tuo fratello Marco in cordata con Mario Barbonaglia al canalone Vincent. Ero anch'io con te caro Giovanni, con Ovidio Raiteri, uno dei primi responsabili del Soccorso alpino in Valsesia, e con tanti altri amici saliti alla capanna Valsesia alla ricerca di Mario e Marco. Quando sono stati ritrovati i loro zaini alla base del canalone Vincent, ricordo che ci siamo abbracciati l'un l'altro e con le lacrime agli occhi abbiamo elvato una preghiera di suffragio al Signore. In quell'abbraccio e in quella mesta preghiera ho capito una volta di più la tua viva e forte fede in Dio e nei valori spirituali. Di ritorno dalla mia esperienza lavorativa a Ginevra, primo fra tutti gli amici, ho comunicato a te Giovanni, con tremore e paura, la mia scelta al sacerdozio. Ricordo di averti detto che tu Giovanni saresti stato, per la tua preparazione culturale e viva fede, un sacerdote al servizio pieno di una comunità parrocchiale. Ma tu, vecchio Giò, non eri del mio parere. Le tue parole al mio riguardo sono state queste: tu Carlino sarai un prete di montagna. Qualche settimana prima della tua dipartita eri venuto ad Alagna per un saluto con Marinella e la signora Bambina. Nel volto e nel fisico portavi il segno della sofferenza e della grave malattia. Qui ad Alagna, nella sacrestia della chiesa parrocchiale, è stato il tuo commiato, il tuo ultimo saluto terreno a un amico di lunga data. Ora dalla più bella delle vette, dalla casa del Padre, sulla Santa montagna, ricordati di noi che ti abbiamo conosciuto e sinceramente amato. Grazie vecchio Giò di tutti gli insegnamenti che hai saputo lasciare nel corso degli anni, anche a me sacerdote''.

Carlo Elgo

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